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Nel Trapanese

Droga, tre reti di spaccio a Marsala controllate da Cosa Nostra: 27 arresti e 4 chili di cocaina sequestrati

A capo di una delle organizzazioni criminali c'era il titolare di una pescheria che avrebbe commissionato l'incendio in un bar cittadino per punire il proprietario che si era rifiutato di assumerlo

25 Novembre 2025, 10:29

10:34

Nelle prime ore del mattino la Polizia di Stato, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di 27 persone, 16 finite in carcere e 11 ai domiciliari, accusate di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, in alcuni casi aggravata dal legame con la famiglia mafiosa di Marsala. Contestualmente sono state effettuate 20 perquisizioni.

L’operazione, che ha visto impegnati 200 agenti, 4 unità cinofile e 16 pattuglie dei reparti prevenzione crimine di Sicilia e Calabria, è il frutto di un’indagine avviata nel 2020. Le investigazioni hanno documentato il ruolo di tre distinte organizzazioni criminali, attive nella commercializzazione di cocaina e sottoposte al controllo diretto di esponenti di vertice di Cosa nostra marsalese, che incassavano percentuali sui proventi dello spaccio. Un primo gruppo, con base in contrada Ciavolo, faceva capo a un allevatore settantenne già arrestato con armi clandestine e droga. Un secondo sodalizio operava invece da una pescheria di via degli Atleti, trasformata in crocevia del traffico e luogo di incontri con boss locali; il titolare è ritenuto responsabile anche di un incendio intimidatorio ai danni di un bar cittadino avvenuto nel gennaio 2022.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l'uomo (al tempo ai domiciliari per reati in materia di droga, con l'autorizzazione ad allontanarsi dall'abitazione per gestire la pescheria), di fronte al rifiuto del titolare del bar di assumerlo, per potere usufruire di permessi che gli avrebbero reso meno afflittiva la misura restrittiva, decise di punirlo. Insieme ai familiari, così, organizzò l'incendio del locale, poi commissionato ("deve diventare cenere") a un tossicodipendente in debito con il gruppo criminale per pregressi acquisti di droga non saldati.

La terza associazione, con base in via Angileri, si avvaleva di giovanissimi pusher e di canali di approvvigionamento calabresi, con sequestri in flagranza di oltre due chili di cocaina proveniente dalla Locride. Nel complesso, l’indagine ha portato a sei arresti in flagranza e al sequestro di oltre quattro chili di droga, confermando il radicamento delle piazze di spaccio nel territorio e il ruolo centrale della mafia marsalese nel traffico di stupefacenti.