Tribuna stampa
Mentre la Juventus crolla, il Milan vola in alto: è la notte che celebra Rafael Leao
Fiorentina in paurosa caduta libera: indigeste per Pioli le 500 panchine in A e le 60 candeline da spegnere

Il Milan comanda la classifica da solo nella stessa notte che celebra Rafael Leao. La doppietta in rimonta annichilisce la Fiorentina che non ha il tempo di gustarsi Gosens. Il portoghese colpisce dalla distanza e poi trasforma un rigore che pesa tonnellate. Bella notte per Allegri all’interno di una complicatissima interpretazione per via di assenze pesanti. Le 500 panchine in A e le 60 candeline da spegnere sono indigeste per Stefano Pioli, la sua Fiorentina è in paurosa caduta libera.
All’ora di pranzo il primo tonfo della Juventus, messo sotto da un Como organizzato, preciso, concreto e con Nico Paz da copertina a colori. Certo, uno stop ci può stare ma i problemi (irrisolti) di Tudor sono altri: la squadra non segna, Koopmeiners è sempre più un quiz, Locatelli non ha il carisma per essere l’uomo guida. Tudor stia in guardia perché quando alleni la Juventus non ci sono sconti e lui lo sa bene: le prossime due trasferte (Real in Champions e Lazio in campionato) saranno una cartina di tornasole per capire se dal laboratorio si uscirà con il minimo sindacale delle scelte nel segno della continuità.
Molto interessanti i verdetti di sabato. L’Inter è sempre più a immagine e somiglianza di Chivu, doveva mettere in moto nel segno della continuità e ha ingranato le marce altissime. Impressionante il primo tempo in casa della Roma: personalità, autorevolezza, difesa blindata e Bonny che colpisce. I paragoni non sono belli, ogni allenatore ha un dna diverso dal predecessore, a Chivu avevano messo l’etichetta dell’inadeguato soltanto perché subentrato a Simone Inzaghi che aveva conquistato due finali di Champions. Una prevenzione strisciante e molto fastidiosa, come se dovesse restare sulla scia di chi aveva costruito un ciclo importante, senza la possibilità di poterlo sostituire in modo adeguato. Chivu ha spazzato via le chiacchiere, il sarto ha a disposizione stoffa di primissima qualità e sta mettendo su un vestito elegantissimo. Ci sarà tempo per il perfetto inserimento di tutti i nuovi, eppure Bonny l’anno scorso non c’era e fa subito la differenza, quel Pio Esposito è utilissimo anche quando entra e deve mettersi a disposizione senza l’ossessione di dover far gol. La Roma ha pensato di giocarsela con l’artiglieria leggera, Dybala in testa. Invece, manca da morire un centravanti vero con tutto il rispetto per Dovbyk e Ferguson: l’ambizioso Gasp potrà ritagliarsi uno spazio in chiave Champions se dal mercato di gennaio arriveranno gli autini nelle zone oggi scoperte.
Il momento del Napoli è una sintesi logica: traslocare da una stagione con un solo vero impegno a un’altra con un overdose di appuntamenti, Champions compresa, è come passare da un pomeriggio sempre splendente a una notte spesso tenebrosa. Conte ha dichiarato che il Napoli di Torino ha fatto tutto da solo, nel bene e nel male. In verità, ha fatto poco, e la differenza è abissale, tranne una pressione senza troppa fantasia quando si è trovato a inseguire. Aggiungiamo che se perdi Lobotka e hai Politano per uno spezzone non puoi permetterti di aggiungere alla lista nera McTominay e Hojlund, la rivoluzione forzata fa inevitabilmente rima con confusione. Montare processi al Napoli è un’eresia, ma di sicuro il prossimo incrocio con l’Inter dopo l’impegno di Eindhoven inciderà sugli umori. E quelli devono essere sempre stabili, altrimenti il rischio è quello di salire sulle montagne russe.