Giudiziaria
Undici anni di dati e nessuna parola chiave: il riesame di Brescia annulla il sequestro dei dispositivi di Venditti
Sarebbe stato violato il principio di proporzionalità
Ricerca su un periodo di undici anni e senza parole chiave: sono queste le motivazioni per cui il Tribunale del riesame di Brescia ha nuovamente annullato il sequestro dei dispositivi informatici dell’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, accusato di corruzione perché secondo l’accusa avrebbe favorito l’archiviazione nel 2017 di Andrea Sempio dalle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, e dei carabinieri (non indagati) Giuseppe Spoto e Silvio Sapone.
«Perché la motivazione del sequestro probatorio avente per oggetto dispositivi informatici sia configurata in modo da rispettare il canone di proporzionalità - si legge nelle motivazioni dell’annullamento - occorre sia il ricorso ad apposite parole chiave (criteri di selezione) sia la delimitazione dell’ambito temporale dei dati da apprendere sia la delimitazione di un arco di ragionevolezza temporale della durata del vincolo reale».
«Nel caso di specie - prosegue il Riesame -, il primo manca, nonostante la pubblica accusa abbia chiaramente delineato gli elementi di cui è alla ricerca, alcuni dei quali, peraltro, talmente specifici da prestarsi a essere “intercettati” proprio mediante l’utilizzo di parole chiave (si pensi alla consulenza del C T Linarello). Pur essendo tale lacuna sufficiente a giustificare l’esito di questo riesame, non può fare a meno d’osservarsi come desti perplessità anche la perimetrazione temporale dei dati di interesse (dal 2014 al 2025)».
La difesa dell’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, sta per depositare una istanza per la restituzione dei cellulari e degli altri dispositivi informatici sequestrati lo scorso 26 settembre nell’ambito del filone bresciano dell’indagine sul caso Garlasco in cui il magistrato, ora in pensione, risponde di corruzione in atti giudiziari.
La richiesta arriva dopo che oggi il Riesame ha annullato per la seconda volta il provvedimento di sequesto dei pm e nelle motivazioni ha ordinato di ridare i dispositivi al legittimo proprietario. Intanto contro tale provvedimento la Procura di Brescia farà ricorso per Cassazione.