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Il caso

Trump cerca di evitare l'effetto boomerang e taglia i dazi su alcuni prodotti, ecco quali sono

L'impatto sul carrello sembra aver preoccupato il presidente degli Stati Uniti. Ecco come la Casa Bianca spiega i motivi del cambiamento di rotta

Redazione La Sicilia

15 Novembre 2025, 23:06

Donald Trump

Donald Trump

Donald Trump cambia rotta e abolisce i dazi su centinaia di prodotti nel tentativo di stemperare l’ira degli americani per il carovita.

Le tariffe su carne, banane, caffè e un ampio ventaglio di altri alimenti – dagli avocado ai pomodori, passando per i mango – vengono cancellate perché, ha spiegato la Casa Bianca, non più necessarie alla luce dei “progressi” nei negoziati commerciali e poiché gli Stati Uniti non sono in grado di produrli in quantità sufficienti a coprire la domanda interna.

Le giustificazioni ufficiali, però, non convincono molti analisti, secondo i quali la mossa riflette la crescente preoccupazione dell’amministrazione per l’andamento dei prezzi, con un carrello della spesa sempre più oneroso e un malcontento in aumento.

Le iniziative più recenti di Trump – dalla proposta di mutui a 50 anni all’idea di un “dividendo dei dazi” da 2.000 dollari per ogni cittadino – segnalano tensione alla Casa Bianca sul tema dell’“affordability”, l’accessibilità economica, salita al centro del dibattito dopo le ultime consultazioni che hanno registrato l’affermazione del socialista democratico Zohran Mamdani.

Convinto che i prezzi siano scesi da quando è entrato alla Casa Bianca e autoproclamatosi paladino dei dazi (“Tariff King”, ha scherzato in passato), Trump ha liquidato l’accessibilità come una “nuova parola”, una “truffa” dei democratici.

Dietro le quinte, però, il nervosismo nell’entourage presidenziale è palpabile. Il timore è quello di una rivolta contro l’agenda di un presidente eletto promettendo il calo dei prezzi e un’“età dell’oro” per l’economia.

Finora, al di là del rally di Wall Street e della ricchezza dei paperoni ulteriormente lievitata, la ricetta economica non ha dato sollievo ai portafogli dei cittadini. E a gennaio la situazione potrebbe peggiorare con la fine dei sussidi all’Obamacare, che farebbe impennare i costi della copertura sanitaria per milioni di americani.

Pur criticando da anni la riforma di Barack Obama, né Trump né i repubblicani hanno presentato un’alternativa; se i sussidi non saranno prorogati, come chiedono i democratici, il rischio è di pagare un prezzo salato alle elezioni di metà mandato.

La marcia indietro sulle tariffe per centinaia di prodotti agricoli ha riacceso per il presidente il soprannome “Taco” (“Trump always chickens out”), a indicare che si tira sempre indietro. Un’etichetta alimentata dalle ripetute retromarce dopo l’annuncio del 2 aprile: da allora l’amministrazione è stata costretta più volte a ricalibrare i piani sui dazi, pilastro della piattaforma politica ed economica della Casa Bianca.

Secondo Trump, i dazi servono a raddrizzare la posizione degli Stati Uniti, per decenni “truffati e saccheggiati” in ambito commerciale, e a incamerare miliardi per ridurre il deficit e finanziare in parte il taglio delle imposte incluso nel bilancio, il “big beautiful bill”, cavallo di battaglia dell’esecutivo.

Sui dazi, però, incombe la Corte Suprema, chiamata a pronunciarsi sulla loro legittimità. I giudici si sono mostrati scettici rispetto alla tesi della Casa Bianca e alla necessità di imporli per una supposta emergenza nazionale. Un’eventuale bocciatura rappresenterebbe un duro colpo politico per l’amministrazione, minandone la credibilità all’estero, e anche economico, vista la possibilità che la Casa Bianca debba restituire – secondo l’ultima stima di Trump – fino a “3.000 miliardi di dollari”.