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dopo la tregua

Il piano di Trump per Gaza: divisa tra una zona verde militarizzata e una rossa da lasciare in rovina

Secondo il quotidiano inglese Guardian, gli Usa starebbero pianificando una divisione a lungo termine. Intanto di come si vive oggi a Gaza ne ha parlato un medico di Emergency

Redazione La Sicilia

14 Novembre 2025, 23:18

Gaza 16 settembre 2025 macerie

Gli Stati Uniti stanno pianificando una divisione a lungo termine di Gaza in una "zona verde" sotto il controllo militare israeliano e internazionale e dove la ricostruzione inizierebbe, e una "zona rossa" da lasciare in rovina. Lo riporta il Guardian citando alcuni documenti di cui ha preso visione e diverse fonti. E intanto gli Usa e diversi paesi arabi chiedono l'adozione "rapida" della bozza di risoluzione Usa all'Onu su Gaza. Secondo fonti diplomatiche, Washington chiederebbe un voto in Consiglio di Sicurezza già lunedì, ma non è chiaro se sia fattibile o se comporterebbe il rischio di un veto da parte di Russia e Cina.

Di come si vive a Gaza oggi ha parlato Giorgio Monti, medico del Pronto Soccorso del Policlinico di Sant'Orsola che da mesi presta servizio nella clinica di Emergency a Gaza. "La situazione è sostanzialmente la stessa di mesi fa. Abbiamo meno bombe nella zona umanitaria, però la situazione sul campo è la stessa. Non ci sono gli ospedali, non c'è cibo, l'acqua pulita è un bene prezioso, per intenderci nella nostra clinica dove abbiamo ancora farmaci, non abbiamo garze. Stiamo tagliando in quattro le garze per poterle fare durare di più e fare le medicazioni".

Quella in corso, osserva in un punto stampa sulla campagna "Non uno di più", raccolta fondi che il Policlinico Sant'Orsola e l'Azienda Usl di Bologna hanno lanciato con il sostegno del Comune di Bologna e della Regione Emilia-Romagna, "non è una pace, è una tregua, è una tregua fra l'altro guerreggiata, perché le bombe si sentono, si sentono quotidianamente, a volte anche in area umanitaria e soprattutto non si ha la più pallida idea di cosa succederà da qui a breve, cioè non si sa chi ha il comando del territorio, non si sa chi gestirà la sicurezza, cosa succederà nei ministeri, chi gestirà la sanità, chi farà tutte quelle cose che servono alle persone per vivere oggi".

A Gaza, racconta, "la situazione è veramente difficile. Il sistema sanitario è gravemente compromesso ma stiamo facendo un lavoro importante: su due cliniche vediamo 250 persone per ogni clinica al giorno, quindi 500 persone al giorno, medicina di base, stabilizzazione di feriti, malati cronici, consultorio materno infantile, vaccinazioni per bambini. Stiamo facendo tanta roba, stiamo facendo cose che servono alla popolazione di tutti i giorni e speriamo di poterlo continuare a fare".

Monti ha inoltre ricordato che "Gaza ha il primato mondiale per bambini amputati pro capite: ci sono oltre 4mila bambini amputati di almeno un arto, e non ci sono strutture riabilitative. Il 25% dei 180mila feriti ha delle sequele invalidanti e ha bisogno di supporto perché è a rischio vita. Il numero di disabili totali è di circa 60mila persone. Sento che si parla molto di ricostruzione, di futuro, ma riporto un dato: secondo uno studio delle Nazioni Unite per ogni metro quadro di Gaza ci sono 170 chili di macerie. Servirebbero sei mesi con 50 delle macchine più moderne che ci sono nel mondo, che a Gaza non ci sono, per rimuoverle. Quindi a Gaza serviranno dai 2 ai 20 anni per togliere le macerie, poi servirà ricostruire".