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AUSTRALIA

L'incredibile storia della passeggera dimenticata dalla nave da crociera su un'isola da sogno e ritrovata morta

Un’escursione fra i cristalli della Grande Barriera Corallina, una nave che riparte al tramonto, un appello lanciato ore dopo: il caso che scuote l’Australia e mette sotto esame le procedure a bordo

Alfredo Zermo

29 Ottobre 2025, 16:21

L'incredibile storia della passeggera dimenticata dalla nave da crociera su un'isola da sogno e ritrovata morta

L’odore caldo della macchia costiera, il frinire degli insetti nel crepuscolo tropicale, le sagome dei tender che rientrano in fretta. A Lizard Island, paradiso di arenili bianchi e scogliere di corallo, qualcuno alza lo sguardo verso il profilo della montagna: la traccia di Cook’s Look, il sentiero più noto dell’isola. È sabato, 25 ottobre 2025. La piccola nave da spedizione Coral Adventurer vira verso l’uscita della baia. A bordo, c’è frenesia di prima sera. A terra, invece, un’anziana di 80 anni non è rientrata. La sua assenza verrà notata ore dopo. Il mattino seguente, il suo corpo sarà ritrovato non lontano dal tracciato. La scena è idilliaca, l’epilogo tragico. E ora l’Australia chiede: com’è stato possibile?

Un’isola remota, una sosta d’esordio, una catena di ritardi

La ricostruzione ufficiale, per quanto ancora in via di consolidamento, delinea un mosaico di ritardi e incomprensioni. L’ottantenne, passeggera della Coral Adventurer operata da Coral Expeditions, partecipa a un’uscita a terra a Lizard Island, nell’estremo Nord del Queensland, circa 250 km a nord di Cairns. A un certo punto, secondo testimoni, la donna si separa dal gruppo dichiarando di voler tornare indietro per riposare. La nave riparte “intorno al tramonto”. Solo più tardi, durante la cena, l’equipaggio — stando ad alcune testimonianze — si accorge che una persona manca all’appello. L’allarme alle autorità viene inoltrato in serata: per la Bbc “intorno alle 21”, per altri media “verso le 22”. All’alba di domenica, dopo una notte di ricerche via terra, mare e aria, la donna viene trovata senza vita. La polizia parla di morte “improvvisa e non sospetta”.

La Coral Adventurer era alla primissima tappa di una lunga circumnavigazione di 60 giorni dell’Australia, un itinerario dal costo nell’ordine delle “decine di migliaia di dollari” a passeggero, secondo fonti ufficiali e di stampa internazionale. La nave — capienza fino a 120 ospiti e 46 membri di equipaggio — è concepita per raggiungere aree remote utilizzando tender per gli sbarchi giornalieri. Un format che coniuga prossimità alla natura e flessibilità, ma che richiede protocolli di controllo rigorosi ad ogni sbarco e rientro.

La notizia che fa il giro del mondo e apre un fronte regolatorio

Le indagini sono ora nelle mani della Queensland Police, della Coroners Court, della Workplace Health and Safety Queensland e, soprattutto, dell’Australian Maritime Safety Authority (AMSA), che ha annunciato verifiche a bordo della nave all’arrivo a Darwin e l’esame delle procedure di conteggio passeggeri durante le attività a terra. Il punto cruciale, sintetizza l’AMSA, è capire perché la passeggera “potrebbe non essere stata conteggiata” al momento dell’imbarco e se ci siano state non conformità ai piani di sicurezza. Coral Expeditions, con un messaggio del suo amministratore delegato Mark Fifield, ha espresso “profondo rammarico” e garantito piena collaborazione e sostegno alla famiglia della vittima.

In parallelo, l’episodio accende un dibattito più ampio: se le crociere di spedizione, sempre più richieste, dispongano di standard di verifica adeguati anche nelle escursioni “on-shore”, spesso meno presidiate di quelle “on-water” come snorkeling e diving, dove i conta-testa sono prassi consolidata. L’Associazione degli operatori turistici dei parchi marini (AMPTO) ha ricordato che gli operatori “sono legalmente obbligati” a procedure stringenti di verifica passeggeri sia in acqua sia a terra. Eppure, qualcosa sabato non ha funzionato.

L’isola: paradiso di bellezza e fatica

Lizard Island — nome aborigeno Jiigurru — è più che una cartolina: è un parco nazionale di granito, con una vetta che supera i 300 metri di quota e sentieri che, nella stagione calda, possono trasformarsi in forni tropicali. Il percorso di Cook’s Look, storicamente legato alle ricognizioni del capitano James Cook, richiede passo sicuro, idratazione e attenzione al calore. Non è un trekking estremo, ma non è nemmeno una passeggiata da bordo spiaggia. La distanza da Cairns è nell’ordine dei 240-250 km, un volo di circa un’ora: l’isolamento è parte del suo fascino e, in casi di emergenza, un fattore di rischio.

Secondo una ricostruzione ampiamente condivisa dalla stampa locale e internazionale, la donna si sarebbe fermata per riposare mentre il gruppo proseguiva lungo il tracciato. Alcuni testimoni, citati da media australiani, affermano di aver visto la nave lasciare l’isola al calare del sole, tra le 18 e le 19. La mancata presenza a bordo sarebbe emersa solo in seguito, con la conseguente attivazione dell’elicottero di ricerca nelle ore notturne. All’indomani, un sorvolo avrebbe individuato rapidamente un corpo in prossimità del sentiero; il recupero è avvenuto in coordinamento con la polizia. Le autorità hanno ribadito che la morte è trattata come “improvvisa e non sospetta”, in attesa del responso del coroner.

Le domande inevase

Il cuore dell’inchiesta è tecnico e organizzativo: esistevano, quel giorno, liste nominali e controlli incrociati in partenza e rientro dai tender? Chi aveva la responsabilità del gruppo a terra e quale margine di autonomia è stato lasciato ai partecipanti nel tornare alla nave? La normativa australiana, ricordano gli esperti, richiede che gli operatori abbiano procedure per conoscere “in ogni momento” quante persone sono a bordo. Nei contesti “on-shore”, tuttavia, la supervisione diretta può essere meno stringente rispetto alle attività in mare, dove le dinamiche di sicurezza (correnti, fauna, visibilità) impongono figure di controllo ravvicinate e headcount obbligatori.

Un ritardo fra le 2 e le 5 ore nel rendersi conto dell’assenza — a seconda delle ricostruzioni — è oggi il punto che più colpisce l’opinione pubblica. Se confermato, aprirà una riflessione su ridondanze e fail-safe: doppio conteggio indipendente, registri digitali con badge o QR code per ogni sbarco, orari vincolanti di rientro con check fisico al pontile, e l’adozione sistematica del “buddy system” (ognuno con un compagno assegnato) anche nelle camminate a terra. Tutte misure che l’industria conosce e applica a macchia di leopardo, ma che potrebbero diventare standard minimi su itinerari remoti e climaticamente impegnativi.

La voce dei testimoni, il cordoglio dell’industria

Tra i presenti sull’isola, la testimone Traci Ayris ha raccontato all’ABC di aver visto l’elicottero puntare a un’area precisa già in prima mattina, con la successiva sospensione della ricerca: “Si sentiva la devastazione nelle voci via radio”. Parole che restituiscono la dimensione umana, oltre il perimetro delle procedure. Coral Expeditions, per bocca del CEO Mark Fifield, ha espresso condoglianze alla famiglia e promesso piena collaborazione con le autorità. L’AMSA ha fatto sapere che salirà a bordo della Coral Adventurer all’arrivo a Darwin per un esame delle pratiche e dei registri.

Dal settore turistico sono arrivate note di solidarietà e richiami alla prudenza nel giudizio, ricordando la reputazione di Coral Expeditions come operatore storico con standard di sicurezza elevati. Ma il quesito resta: se un solo anello debole (una distrazione, un conteggio sbagliato, un rientro “autonomo” non verificato) possa far crollare l’architettura di un’operazione che, per definizione, si svolge a centinaia di chilometri dai principali presidi.

L’impatto sul quadro normativo

È probabile che il caso Lizard Island acceleri una riflessione già in corso in Australia sul regime di controllo delle crociere di spedizione che operano nel perimetro della Grande Barriera Corallina. Oltre alle verifiche puntuali sul singolo evento, le autorità possono valutare circolari interpretative e linee guida per rendere non solo obbligatorie ma anche verificabili — attraverso audit e registri digitali — alcune best practices.

Resta da chiarire con precisione: la catena decisionale che ha portato alla ripartenza senza una verifica finale, il gap temporale tra la partenza e l’allerta, e l’aderenza (o meno) alle procedure scritte. Dettagli che faranno la differenza nell’eventuale ridefinizione delle regole del settore.

Un epilogo che interroga tutti

Si tende a dire che certi luoghi siano “troppo belli per morire”. Lizard Island smentisce questa illusione romantica: anche i paradisi hanno soglie di fragilità. In un’epoca in cui il turismo d’esplorazione cresce, spinto da navi piccole, tappe esclusive e promesse di vicinanza alla natura, la storia di questa passeggera — il cui nome non è stato reso pubblico — obbliga operatori, regolatori e viaggiatori a un salto di qualità. Perché, sulle rotte dove non esistono porti alternativi a pochi minuti, la sicurezza non può essere un protocollo sulla carta, ma un gesto ripetuto: contare, verificare, aspettare. Anche quando il tramonto, bellissimo, spinge a salpare.

La tragedia di Lizard Island non è un mistero esotico: è una lezione operativa. E una richiesta — semplice, perentoria — che attraversa ponti e tender di tutto il mondo: nessuno deve restare indietro.