×

Palestina

Trump: «Se Hamas romperà la tregua sarà annientato». Ieri 153 tonnellate di bombe su Gaza

Della situazione nella Striscia parla anche il presidente israeliano Netanyahu dopo le operazioni del suo esercito di ieri: «La tregua non è una licenza per attaccarci»

Redazione La Sicilia

20 Ottobre 2025, 19:55

20:34

Trump: «Se Hamas romperà la tregua sarà annientato».  Ieri 153 tonnellate di bombe su Gaza

«Se Hamas romperà la tregua sarà annientato». Lo ha detto il presidente Usa Donald Trump ribadendo che non ci saranno «militari americani a Gaza». La dichiarazione arriva pochi minuti prima della notizia, data dall’esercito israeliano, che la Croce Rossa ha ricevuto la bara con la salma dell’ostaggio di cui Hamas ha annunciato per oggi la restituzione a Israele. Intanto l’inviato del governo Usa Steve Witkoff e il consigliere (e genero) del presidente americano Jared Kushner sono in Israele. Hanno incontrato il presidente Benjamin Netanyahu in vista della visita del vice presidente americano J.D. Vance nella regione.

Parlando con i giornalisti alla Casa Bianca, ha aggiunto: «Risolveremo la questione Hamas in fretta, se non la risolvono da soli. Abbiamo fatto un accordo con Hamas per cui si sarebbero comportati bene e sarebbero stati buoni. Se non lo fanno, li elimineremo e lo sanno». Per poi concludere: «Hamas è stato molto violento, ma non hanno più il sostegno dell’Iran. Non hanno più il sostegno di nessuno».

Del difficile mantenimento della tregua, una situazione esplosa ieri con oltre 40 vittime civili e due soldati israeliani e il blocco — poi rientrato per le pressioni americane — degli aiuti, per i quali i valichi di Kerem Shalom e di Kissufim sono stati riaperti per far transitare le forniture, ha parlato anche il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, durante i lavori della plenaria del parlamento. «Ieri abbiamo visto Hamas violare palesemente l’accordo di cessate il fuoco. Purtroppo, due soldati sono caduti durante il cessate il fuoco. Hamas ha subito percepito la nostra potenza: l’abbiamo attaccata con 153 tonnellate di bombe». Durante l'operazione di ieri, ha proseguito «abbiamo attaccato decine di obiettivi in tutta la Striscia di Gaza, eliminando molti terroristi, compresi alti comandanti. Ho chiarito fin dall’inizio che un cessate il fuoco non è una licenza per Hamas di minacciarci. Eravamo d’accordo con Trump sul fatto che il potere militare e di governo di Hamas sarebbe stato eliminato».

Netanyahu è intervenuto anche sul potenziale raggiungimento di un accordo con Hamas su Gaza mesi prima. «Hamas avrebbe ottenuto una vittoria schiacciante, così come l’intero asse iraniano», se avesse ascoltato prima le voci che chiedevano di porre fine alla guerra, ha detto Netanyahu. «In nessun momento — né sei mesi fa, né un anno fa, né un anno e mezzo fa — in nessun momento Hamas è stata pronta ad accettare la proposta che abbiamo ottenuto ora. Il ritorno di tutti i nostri ostaggi in una volta sola, il controllo dell’esercito sulla maggior parte del territorio di Gaza, la presenza delle Forze di difesa israeliane (Idf) nella maggior parte del territorio di Gaza e un impegno esplicito, con un ampio consenso internazionale, che include i Paesi arabi e quasi tutto il mondo musulmano, a smilitarizzare la Striscia e disarmare Hamas», ha aggiunto.

Durante l’intervento ha letto i nomi dei 16 ostaggi uccisi e detenuti ancora da Hamas a Gaza. «Dobbiamo riportare a casa gli ostaggi uccisi, fino all’ultimo. Non c’è bisogno che nessuno ci ricordi l’importanza della sacra missione di riportare a casa gli ostaggi uccisi», ha affermato il premier. «Stiamo lavorando senza sosta, anche durante l’incontro che ho tenuto poco prima di arrivare qui», un probabile riferimento al suo incontro con consiglieri della Casa Bianca Steve Witkoff e Jared Kushner. Infine, ha concluso: «Siamo determinati a raggiungere tutti gli obiettivi della guerra e di eliminare Hamas come attore diplomatico e militare».

Intanto la guerra fa sentire i suoi effetti anche tra la popolazione israeliana, con un aumento vertiginoso dell’emigrazione: un rapporto del Centro informazioni e ricerca del parlamento israeliano, la Knesset, presentato alla commissione Immigrazione rivela che tra l’inizio del 2022 e agosto 2024 circa 125.200 cittadini israeliani hanno lasciato il Paese senza intenzione di tornare, segnando un bilancio migratorio nettamente negativo.