×

il caso

Aviaria in Piemonte, almeno 30 mila galline saranno abbattute: tra le cause il caldo eccessivo

Il focolaio nell'Alessandrino: le Asl hanno attivato le procedure per contenere l'infezione

Redazione La Sicilia

20 Ottobre 2025, 09:46

09:48

Aviaria in Piemonte, almeno 30 mila galline saranno abbattute: tra le cause il caldo eccessivo

Circa 30 mila galline dell’azienda avicola nel Monferrato, dove venerdì è stato confermato un focolaio di influenza aviaria, sono destinate all’abbattimento.

La tempestiva segnalazione della moria da parte dei tecnici dell’impresa alle autorità veterinarie dell’ASL Alessandria ha consentito un intervento immediato, come riportato dal Secolo XIX – Basso Piemonte.

“Sono state subito attivate le procedure sanitarie previste, con isolamento del focolaio e indagini epidemiologiche”, assicura l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Federico Riboldi, che segue direttamente le misure anti-contagio.

“Le galline ancora presenti saranno sottoposte ad anestesia tramite gas per evitare sofferenze ulteriori. La perdita totale è stimata in circa 30mila animali. Agli allevatori verrà riconosciuto un risarcimento in tempi rapidi. La situazione è sotto controllo e viene monitorata costantemente”, aggiunge.

I veterinari dell’ASL Alessandria operano in stretto coordinamento con i medici. Hanno spiegato che questo ceppo influenzale, in alcuni casi, può trasmettersi dagli uccelli all’uomo. Per tale ragione i titolari della struttura, il personale e i professionisti che sono entrati in contatto con gli animali saranno vaccinati, se non già coperti, con l’antinfluenzale e tenuti sotto osservazione per 15 giorni dai medici della sanità pubblica dell’ASL.

Ogni passaggio è condiviso con l’Unità di crisi della Regione, che venerdì ha definito con il Ministero della Salute e il Centro di referenza nazionale le misure a tutela degli allevamenti e della popolazione. Anche l’Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta ha attivato tutte le azioni necessarie per contenere la diffusione del contagio.

La comparsa dell’influenza tra gli avicoli, osservano gli esperti, presenta un andamento sempre più ciclico. “L’andamento rientra nei cicli già osservati, probabilmente il caso è legato al passaggio di uccelli selvatici, spesso portatori resistenti del virus”: una valutazione in linea con quanto segnalato dai guardiaparco delle Aree protette del Po e dell’Orba, che negli ultimi anni hanno registrato cambiamenti nelle rotte migratorie attribuiti ai mutamenti climatici.

“Il caldo eccessivo – ribadiscono – ha fatto proliferare gli insetti e con essi alcune specie di uccelli, che invece di proseguire la rotta si fermano e diventano stanziali”. Tra questi, il Gruccione africano, che ha ampliato il proprio areale da sud a nord e nidifica lungo l’Orba, scavando gallerie nel terreno e nutrendosi di insetti. In aumento anche il Nibbio bruno, predatore di pesci di fiume che non disdegna carcasse e frequenta le discariche, analogamente ai gabbiani, in espansione come i piccioni.

Alla luce del protrarsi della Psa e dei disagi subiti dagli allevatori, l’influenza aviaria desta ulteriore preoccupazione. Si tratta, al momento, di ipotesi in attesa di conferme attraverso ulteriori accertamenti e confronti sull’origine del virus.

Gli ultimi episodi di aviaria in Piemonte si erano registrati in tempi e aree differenti: nella provincia di Cuneo nel 2022 e in quella di Torino nel 2024. In concomitanza con il focolaio nel Monferrato, tre nuovi casi sono stati individuati in Veneto; come accaduto in precedenza in Lombardia, il virus è emerso all’interno di allevamenti