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INFRASTRUTTURE

Aeroporto Catania: il nuovo Terminal B, l'impatto economico e turistico per la città e la Sicilia orientale

Dalla notte del trasferimento bus al cantiere che ridisegna lo scalo: perché l’aeroporto può cambiare il destino del turismo nel Sud-Est dell’Isola

Alfredo Zermo

05 Dicembre 2025, 22:18

06 Dicembre 2025, 00:09

Il nuovo Terminal B: impatto economico e turistico per Catania e la Sicilia orientale

C’è una notte, tra il 9 e il 10 dicembre, in cui il respiro di un aeroporto cambia ritmo. Mentre i voli atterrano e decollano, le fermate dei bus si spostano, silenziose, dentro il nuovo Terminal Bus (ex P2), nell’area ovest dello scalo. All’alba del 10 dicembre, a Fontanarossa tutto il trasporto pubblico da e per l’aeroporto funziona lì, nel quadrante occidentale: è il primo segnale visibile di un cantiere che guarda al futuro. Poche ore prima, la SAC ha formalmente avviato la demolizione del Terminal Morandi, atto propedeutico alla nascita del nuovo Terminal B. Non è un dettaglio urbanistico: è l’apertura di una fase che promette di ridefinire le rotte del turismo, l’economia dei servizi e la reputazione internazionale di Catania e della Sicilia orientale.

Il cantiere che fa sistema

La strategia è scolpita nel Masterplan 2030: oltre 600 milioni di euro di investimenti nei prossimi anni per ridisegnare piazzali, terminal, flussi terra-aria e l’intermodalità. Il Terminal B ne è una delle punte: un’infrastruttura pensata per aumentare capacità e qualità dell’esperienza passeggeri, integrandosi con Terminal A e il futuro Terminal C, connessa all’hub dei trasporti su gomma e ai collegamenti ferroviari e metropolitani in via di potenziamento. Nello stesso pacchetto figurano il riassetto dell’Apron Ovest, un nuovo polo cargo, l’ampliamento del Terminal A e, nel disegno di lungo periodo, una nuova pista da 3.000 metri con trasformazione dell’attuale in taxiway. È un piano che chiama in causa non solo la SAC, ma anche il Comune di Catania, Confindustria etnea e l’intero ecosistema territoriale.

Sulla carta tecnica, il Terminal B si inserirà “baricentrico” tra A e C, per semplificare i percorsi passeggeri e i processi operativi: layout più efficiente, sostenibilità ambientale, aree imbarchi più ampie, nuovi varchi security e una distribuzione dei flussi che riduca le congestioni nei picchi stagionali. È la risposta infrastrutturale a una crescita reale: Catania è il quarto scalo d’Italia per traffico nei primi mesi del 2025 (3,38 milioni di passeggeri gennaio–aprile) e ha chiuso il 2024 oltre quota 12,3 milioni di clienti, +14,9% sull’anno precedente. Numeri che dicono due cose: il mercato c’è, e senza nuova capacità l’hub etneo rischia di saturare.

Dalla notte dei bus alla geografia dei flussi

L’operazione logistica dello spostamento delle fermate bus dal fronte terminal all’ex P2 è più di un cantiere “di servizio”: è l’anticipazione fisica di come verranno ripensati i flussi landside. Con il Terminal Bus operativo, si separano meglio i vettori del traffico: autolinee di linea e turistico, navette urbane e regional bus. Sullo sfondo, l’intermodalità: la fermata ferroviaria Fontanarossa collegata da navetta AMTS (frequenza circa 10 minuti), l’Alibus tra stazione centrale e aeroporto e, in prospettiva, la metropolitana FCE verso l’aeroporto. Quest’ultima ha vissuto un rallentamento amministrativo, con nuovo orizzonte lavori e completamento tratte verso l’aerostazione spostato—secondo le comunicazioni più recenti—entro il 2030, dopo il superamento delle controversie contrattuali e la previsione di gara tra 2026 e anni successivi.

Nel breve, mentre la FCE assesta orari e manutenzioni straordinarie, la leva concreta resta la maglia bus e la fermata FS Fontanarossa: due soluzioni semplici da usare per i turisti che arrivano con treno Regionale o Intercity e chiudono l’ultimo miglio con la navetta. Ecco perché il riassetto viario interno e la riconfigurazione delle aree di sosta non sono un dettaglio: sono parte integrante dell’esperienza del passeggero, specie per chi arriva senza auto.

Perché il Terminal B conta davvero per il turismo

Il turismo in Italia ha toccato nel 2024 un nuovo record con 458,4 milioni di presenze (+2,5% sul 2023), trainato dagli stranieri (+15,6% nelle presenze del quarto trimestre). In Sicilia, le stime regionali indicano oltre 21,5 milioni di presenze nel 2024 (+4,2%), con un incremento degli arrivi internazionali di circa +11%. Nella sola Sicilia orientale, tra Catania, Siracusa, Ragusa ed Enna, la domanda ha retto anche nel 2025, con picchi estivi e una destagionalizzazione che guadagna terreno. In questo contesto, un aeroporto più capiente e scorrevole significa due vantaggi diretti: più slot nei mesi caldi e meno colli di bottiglia nei fine settimana di punta. Tradotto: più posti letto effettivamente occupati nei comuni turistici e più spesa locale nelle filiere dell’ospitalità.

Secondo Banca d’Italia, il surplus della bilancia turistica italiana nel 2024 ha raggiunto circa 21,2 miliardi di euro; e i dati più recenti rilevano crescite sia di entrate sia di spesa dei viaggiatori, con i mesi estivi 2025 particolarmente positivi. Se restringiamo lo sguardo alla Sicilia, le analisi su spesa elettronica segnalano una crescita a doppia cifra nel 2024, con la quota estera prevalente sul totale regionale. In un’area dove il turismo internazionale è determinante, la regolarità operativa e la qualità dei servizi aeroportuali impattano direttamente sulla capacità di spesa del viaggiatore: tempi di attesa ridotti, connessioni più facili, arrivi puntuali significano più ore utili sul territorio e scontrini medi più alti per ristorazione, musei, noleggi, esperienze outdoor.

I numeri del traffico

Gli indicatori di Assaeroporti posizionano Catania nel gruppo degli scali italiani che nel 2025 hanno continuato a crescere: ad aprile +2,7% di passeggeri sul 2024, trainato dalle rotte internazionali (+8,2%); a Pasqua e ponte del 1° maggio la SAC ha stimato 740.000 transiti (+5,4%). Nei primi quattro mesi dell’anno, con 3,38 milioni di passeggeri, Fontanarossa ha superato Milano Linate e Napoli, attestandosi al quarto posto nazionale. Il dato “storico” del 202412,34 milioni di passeggeri, +14,9% sul 2023—chiude il cerchio: l’aeroporto è già un hub consolidato. È qui che il Terminal B si inserisce come incremento strutturale di capacità operativa e di resilienza.

Dal cantiere al territorio

Cosa succede quando un aeroporto incrementa la propria capacità e migliora l’accessibilità? Gli studi di ACI Europe e di analisti indipendenti concordano: gli scali sono “motori economici” capaci di attivare occupazione diretta, indiretta, indotta e catalitica. Ogni incremento di connettività aerea diretta si associa a un aumento del PIL pro capite e dell’occupazione; per l’Italia, valutazioni Nomisma/Assaeroporti stimano che per ogni milione di unità trasportate in più si attivino centinaia di nuovi posti di lavoro in ambito aeroportuale e migliaia sull’intera economia. Nel caso di Catania, intercettare anche solo un ulteriore milione di passeggeri entro pochi anni—grazie alla combinazione di nuove rotte, riassetto terminal e migliore intermodalità—significherebbe un effetto tangibile su ospitalità, commercio e servizi delle province orientali.

Gli impatti “di prossimità” toccheranno: le imprese dell’accoglienza (hotel, B&B, affitti brevi): più load factor in bassa stagione, soprattutto con il consolidamento dei collegamenti europei “city break”; la ristorazione e l’enogastronomia: maggiore permanenza media e spesa extra all’arrivo/partenza grazie a tempi di processo più rapidi e servizi in aeroporto più attrattivi; i noleggi e i trasporti locali: domanda più prevedibile e distribuita con l’hub bus e i collegamenti FS + navettai siti culturali e i parchi naturali di Etna, Siracusa/Ortigia, Val di Noto, Ragusa: più visitatori day-trip e short break, favoriti da orari volo comodi e trasferimenti più lineari.

Una lezione dal passato recente

L’incendio del 16 luglio 2023 al Terminal A ha mostrato quanto la continuità operativa dello scalo sia vitale per l’economia regionale. Nelle settimane successive, con Terminal C riconfigurato per reggere fino a 7 movimenti/ora e ripristino progressivo, lo scalo ha tenuto ma ha anche scontato i limiti di capacità e di ridondanza. A distanza di due anni, l’archiviazione delle accuse ai vertici SAC ha chiuso un capitolo giudiziario, mentre il Masterplan punta a costruire un aeroporto più robusto, con infrastrutture in grado di assorbire i picchi e gestire gli imprevisti. È anche da lì che nasce l’urgenza del Terminal B.

Le parole chiave

Il Terminal B non è solo più spazio. Il progetto parla la lingua della sostenibilità (impianti efficienti, materiali e gestione energetica), della qualità del servizio (layout intuitivo, aree d’attesa, servizi family e PRM) e della resilienza: più ridondanza nei flussi, più flessibilità nell’uso delle piazzole e dei gate. È la direzione indicata da ACI Europe, che quantifica in 5% del PIL europeo l’impatto della connettività aerea e lega ogni +10% di connettività diretta a +0,5% del PIL pro capite e +1,6% dell’occupazione. Per una regione che aspira a salire di gradino nella spesa media per turista, l’investimento aeroportuale non è un costo, ma una leva.

Tempistiche, attese e cautela

I cantieri complessi richiedono prudenza. Il cronoprogramma amministrativo ha già scontato—per la sola demolizione del Morandi—ricorsi poi respinti, e il nodo della metropolitana ha visto un aggiornamento al 2030 per la tratta verso aeroporto. Ma le tessere principali sono sul tavolo: il trasferimento delle aree bus all’ex P2 è operativo dal 10 dicembre; il cantiere di demolizione del Morandi è avviato; il quadro investimenti è definito e comunicato; il traffico passeggeri continua a crescere nei report ufficiali. La traiettoria è tracciata.

Una scommessa

Se c’è un luogo in Italia dove un nuovo terminal può generare un delta misurabile in pochi anni, è qui. Catania è già “porta” per Etna, barocco e mare. Portare l’aeroporto un passo avanti—più efficiente, più capiente, più intermodale—significa accompagnare la destinazione dalla forza dell’attrattività alla qualità dell’accoglienza. Significa trasformare i picchi in flussi costanti, spingere la destagionalizzazione, aumentare il tasso di ritorno. E, soprattutto, distribuire valore: dal centro storico di Catania alle aree interne, dagli artigiani del Val di Noto ai borghi dell’Etna.

La notte del 9–10 dicembre, con le fermate bus che si spostano e le ruspe che aprono il cantiere del Morandi, non è solo un cambio di corsie. È l’inizio di un disegno più grande: fare dell’Aeroporto Vincenzo Bellini un’infrastruttura all’altezza dell’ambizione della Sicilia orientale.