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RIFIUTI

Inceneritori in Sicilia, ora lo scontro arriva fino in Europa. Le interrogazioni: «Creano danno all'economia circolare»

Più va avanti l'iter per la costruzione dei due termovalorizzatori di Palermo e Catania, più si alza il livello dello scontro: adesso se ne occupano quattro europarlamentari

Luisa Santangelo

15 Ottobre 2025, 08:11

20:56

Termovalorizzatori, generico

C'è un principio che prevale su moltissimi altri, in Europa. Cioè: «Non arrecare un danno significativo» all'ambiente. In inglese,  do no significant harm (Dnsh). Secondo la definizione che ne dà il ministero dell'Ambiente, il Dnsh nasce «per coniugare crescita economica e tutela dell’ecosistema, garantendo che gli investimenti siano realizzati senza pregiudicare le risorse ambientali». E adesso è a quello che si appellano quattro europarlamentari della Sinistra, chiedendo alla Commissione europea se e come intenda intervenire per impedire che i due termovalorizzatori siciliani violino questo principio.

L'interrogazione è stata depositata l'1 ottobre e pubblicata sul sito dell'europarlamento il 9; a firmarla sono Dario Tamburrano, Pasquale Tridico, Valentina Palmisano e Giuseppe Antoci. «L'Italia - si legge nell'interrogazione - ha stanziato a favore della Regione Siciliana 800 milioni di euro provenienti dai Fondi nazionali complementari del Pnrr per la realizzazione di due inceneritori». Cioè i due impianti di Palermo (a Bellolampo) e Catania (a Pantano d'Arci), per la cui progettazione (e direzione lavori) si è firmata l'aggiudicazione lo scorso 22 settembre, dopo una gara gestita da Invitalia e su cui potrebbero arrivare ricorsi alla solita giustizia amministrativa. 

Il raggruppamento vincitore è composto dalla Crew srl (mandataria), insieme ai mandanti Systra spa, Martino associati Grosseto srl, E.Co. srl, Utres ambiente srl, Ibi studio srl e al professionista Corrado Pecora, ingegnere, docente al Politecnico di Milano. Molti nomi noti e qualcuno decisamente rilevante: Crew srl è partecipata al 93 per cento da Ferrovie dello Stato e, quindi, dal ministero dell'Economia;  Systra spa è un gruppo francese con articolazioni in mezzo mondo; Martino associati Grosseto è specializzata in ingegneria ambientale e ha all’attivo, per esempio, i lavori per il gassificatore di Malagrotta, a Roma.

Chiedono adesso i deputati europei di Sinistra alla Commissione: quel principio, quello di non arrecare danno significativo all'ambiente, «va rispettato anche in caso di allocazione di Fondi complementari nazionali, allo scopo di garantire l'allineamento a politiche e programmi Ue, ed evitare di sovvertirne le finalità?». In altri termini: va bene che il Dnsh è pensato per il Pnrr, ma tolto quello gli Stati possono fare ciò che vogliono, a prescindere dalle politiche europee? E aggiungono ancora: se invece quel principio vale per tutto, «come intende procedere la Commissione procedere per impedire che tali Fondi nazionali vengano allocati a favore dei due inceneritori determinandone, in spregio al principio Dnsh, la preferibilità economica rispetto a riciclo, compostaggio, e qualunque altra opzione allineata con i criteri di circolarità?».

Più va avanti il percorso per gli inceneritori siciliani, più il livello dello scontro si alza. Oltre a questa interrogazione, ce n'è anche un'altra, firmata dal solo Giuseppe Antoci (ex presidente del Parco dei Nebrodi, eletto nelle liste del Movimento 5 stelle), che riprende in mano la famosa deliberazione della Corte dei Conti sul ciclo dei rifiuti in Sicilia e sull'economia circolare. Nel documento, pubblicato il 7 agosto 2025, la magistratura contabile denunciava ritardi, impianti insufficienti, eccessivo ricorso alle discariche e due inceneritori che, da progetto, rischiano di essere sovradimensionati. «Quali misure correttive ritiene (la Commissione) necessarie affinché la gestione dei rifiuti in Sicilia sia conforme alle direttive e ai principi dell'Unione?», domanda Antoci.