Cavadonna
Protesta dei detenuti del blocco 20: celle sovraffollate e servizi carenti
Mancanza di acqua calda, celle fredde e umide, infestazioni e spazi insufficienti: queste le criticità segnalate dai detenuti che hanno deciso di non rientrare in cella agli orari stabiliti per richiamare l’attenzione delle istituzioni competenti
I detenuti del blocco venti della casa circondariale di Cavadonna hanno avviato un'azione di protesta per le condizioni di sovraffollamento di molte celle e per la mancanza di climatizzatori e acqua calda nell'edificio.
Da qualche giorno hanno attivato il cosiddetto mancato rientro, vale a dire, una volta usciti in corridoio, non rientrano alle ore prestabilite in cella. Una protesta per denunciare la scarsa qualità della vita nell'istituto di pena.
Hanno preso carta e penna per scrivere al magistrato di sorveglianza e alla direzione del carcere ai quali segnalare prima di tutto la mancanza di acqua calda, problema segnalato già da tempo, ma non risolto.
Altro problema che evidenziano è legato alla presenza di cimici che provocano reazioni allergiche e spiacevoli gonfiori. Lamentano il mancato funzionamento dei riscaldamenti che rendono le celle umide e fredde. Nelle stanze non sono sufficienti gli armadietti per conservare gli effetti personali. In molte celle convivono fino a sei detenuti e gli armadietti (al massimo quattro per stanza), quindi, non bastano per tutti.
«Le richieste dei detenuti sono legittime – spiega il garante dei diritti dei detenuti, Giovanni Villari – da diverso tempo segnaliamo queste problematiche per le quali la direzione sta cercando una soluzione definitiva. Ciò che più nuoce è il sovraffollamento delle celle - ha poi concluso il garante dei diritti dei detenuti, Giovanni Villari -, che costringe a convivere anche fino a sei detenuti in uno spazio molto ristretto.»
Hanno annunciato, quindi, di volere proseguire con l'azione di protesta silenziosa e pacifica rimanendo nei corridoi per lungo tempo e rientrando nelle loro celle soltanto nelle ore notturne per riposare.
Un'attività che proseguirà finché il magistrato e la direzione della casa circondariale non decidano di incontrarli per rendersi conto della situazione e, di conseguenza, trovare i rimedi adeguati alle loro esigenze.