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Il caso

Il minore che minaccia il padre con un coltello a Vittoria, Raffa: "L'autorevolezza dei genitori si è persa"

Il pedagogista e formatore dell'Asp dice la sua dopo la vicenda che sta facendo discutere l'intera città

Redazione Ragusa

17 Dicembre 2025, 00:00

Studente egiziano deruba giovane del telefonino con la minaccia di un coltello: arrestato

Il caso del minore che minaccia il padre con un coltello fa discutere

Cosa spinge un quindicenne a minacciare con un coltello il padre reo di essersi rifiutato di consegnarli una ingente somma di denaro? Cinque, sei i motivi. Il primo riguarda la perdita di autorità e di autorevolezza della figura paterna, oggi periferica, se non del tutto assente nella educazione delle ultime generazioni. Mancando il padre evaporano in un sol colpo il conflitto generazionale prima, i principi di responsabilità e di giustizia poi, cioè i principali argini alla diffusione della nuova violenza giovanile.

Secondo motivo, la cosiddetta "sindrome della madre morta”, cioè la carenza di affetto, accudimento, sguardi e coccole che le mamme hanno sempre dispensato ai figli mediante il rilascio del codice materno, ossia la chiave d’accesso all’affettività di ognuno e a quella degli altri. Se togli la madre a un ragazzino, sparisce l’affettività, ma soprattutto si incentivano cinismo e “nuovo nichilismo”, come sostiene Galimberti. Tutto vero, purtroppo. Come la motivazione numero quattro, cioè la scomparsa dei tradizionali riti di passaggio, quelli che dall’adolescenza ci traghettavano all’età adulta, e che oggi, in certi contesti, sono stati sostituiti dal portarsi dietro una lama e/o una pistola, un tirapugni o una mazza da baseball. Ce lo dicono i dati del Dipartimento pubblica sicurezza e Direzione centrale della Polizia criminale, che evidenziano un aumento esponenziale del possesso di coltelli e pistole tra gli under 17, relativamente gli ultimi mesi.

Motivazione numero cinque, il gruppo, come spiega Sabrina Molinaro, autrice della ricerca Espad Italia con oltre 20mila studenti e il coinvolgimento di circa 300 scuole: ”Portarsi dietro un coltello ha una funzione aggregativa in certi contesti adolescenziali, rappresenta un modo disfunzionale per cercare vicinanza e appartenenza al gruppo”. E se usare le lame servisse per coprire in qualche modo le fragilità e le insicurezze dei ragazzi di oggi? Ne è convinto lo psicoterapeuta Matteo Lancini:”I giovanissimi con un coltello in tasca si sentono “sicuri”, la lama gli azzera fragilità e frustrazioni, li fa sentire meno soli”. Che guaio!

Infine, le tecnologie, il cui uso distorto, che sempre più spesso viaggia di pari passo con la nuova violenza giovanile, ha di fatto contribuito a creare quei piccoli “mostri” le cui “vigliaccate” ci vengono periodicamente raccontate dalle cronache. Senza genitori, privi dei più importanti punti di riferimento, messi all’angolo dalle istituzioni e da alcune agenzie educative, chiusi nelle bolle digitali, una parte dei giovani italiani e stranieri ha preso a scatenare sui coetanei e/o sui simboli degli adulti aggressività e nuova violenza. Cosa fare? Occorre tornare subito ad osservare i giovani, urge ascoltarli, è importante sforzarsi utile d’entrare nei loro mondi, il digitale e i social. Altrettanto importante è formare i genitori e i moderni educatori attraverso la necessaria acquisizione delle nuove abilità pedagogiche, psicologiche e tecnologiche. E poi? E poi è utile educare i giovani alle relazioni, tornare a parlare di emozioni invece di negarle, come purtroppo fanno tanti adulti sia a casa che a scuola. Conoscere meglio se stessi e le persone che gli stanno accanto, aiuterà i ragazzi a costruire un atteggiamento capace di fare scelte responsabili, rinunciare alla prepotenza, alla violenza e alla pretesa del possesso e dell’egoismo.


Giuseppe Raffa

pedagogista, formatore, coordinatore ambulatorio antibullismi  Asp Rg