Il caso
Il minore che minaccia il padre con un coltello a Vittoria, Raffa: "L'autorevolezza dei genitori si è persa"
Il pedagogista e formatore dell'Asp dice la sua dopo la vicenda che sta facendo discutere l'intera città
Il caso del minore che minaccia il padre con un coltello fa discutere
Cosa spinge un quindicenne a minacciare con un coltello il padre reo di essersi rifiutato di consegnarli una ingente somma di denaro? Cinque, sei i motivi. Il primo riguarda la perdita di autorità e di autorevolezza della figura paterna, oggi periferica, se non del tutto assente nella educazione delle ultime generazioni. Mancando il padre evaporano in un sol colpo il conflitto generazionale prima, i principi di responsabilità e di giustizia poi, cioè i principali argini alla diffusione della nuova violenza giovanile.
Secondo motivo, la cosiddetta "sindrome della madre morta”, cioè la carenza di affetto, accudimento, sguardi e coccole che le mamme hanno sempre dispensato ai figli mediante il rilascio del codice materno, ossia la chiave d’accesso all’affettività di ognuno e a quella degli altri. Se togli la madre a un ragazzino, sparisce l’affettività, ma soprattutto si incentivano cinismo e “nuovo nichilismo”, come sostiene Galimberti. Tutto vero, purtroppo. Come la motivazione numero quattro, cioè la scomparsa dei tradizionali riti di passaggio, quelli che dall’adolescenza ci traghettavano all’età adulta, e che oggi, in certi contesti, sono stati sostituiti dal portarsi dietro una lama e/o una pistola, un tirapugni o una mazza da baseball. Ce lo dicono i dati del Dipartimento pubblica sicurezza e Direzione centrale della Polizia criminale, che evidenziano un aumento esponenziale del possesso di coltelli e pistole tra gli under 17, relativamente gli ultimi mesi.
Motivazione numero cinque, il gruppo, come spiega Sabrina Molinaro, autrice della ricerca Espad Italia con oltre 20mila studenti e il coinvolgimento di circa 300 scuole: ”Portarsi dietro un coltello ha una funzione aggregativa in certi contesti adolescenziali, rappresenta un modo disfunzionale per cercare vicinanza e appartenenza al gruppo”. E se usare le lame servisse per coprire in qualche modo le fragilità e le insicurezze dei ragazzi di oggi? Ne è convinto lo psicoterapeuta Matteo Lancini:”I giovanissimi con un coltello in tasca si sentono “sicuri”, la lama gli azzera fragilità e frustrazioni, li fa sentire meno soli”. Che guaio!
Infine, le tecnologie, il cui uso distorto, che sempre più spesso viaggia di pari passo con la nuova violenza giovanile, ha di fatto contribuito a creare quei piccoli “mostri” le cui “vigliaccate” ci vengono periodicamente raccontate dalle cronache. Senza genitori, privi dei più importanti punti di riferimento, messi all’angolo dalle istituzioni e da alcune agenzie educative, chiusi nelle bolle digitali, una parte dei giovani italiani e stranieri ha preso a scatenare sui coetanei e/o sui simboli degli adulti aggressività e nuova violenza. Cosa fare? Occorre tornare subito ad osservare i giovani, urge ascoltarli, è importante sforzarsi utile d’entrare nei loro mondi, il digitale e i social. Altrettanto importante è formare i genitori e i moderni educatori attraverso la necessaria acquisizione delle nuove abilità pedagogiche, psicologiche e tecnologiche. E poi? E poi è utile educare i giovani alle relazioni, tornare a parlare di emozioni invece di negarle, come purtroppo fanno tanti adulti sia a casa che a scuola. Conoscere meglio se stessi e le persone che gli stanno accanto, aiuterà i ragazzi a costruire un atteggiamento capace di fare scelte responsabili, rinunciare alla prepotenza, alla violenza e alla pretesa del possesso e dell’egoismo.
Giuseppe Raffa
pedagogista, formatore, coordinatore ambulatorio antibullismi Asp Rg