industria e ambiente
Depuratore Ias, dietrofront al Riesame: aveva ragione il governo, può continuare l'attività
Legittimi i parametri adottati dal decreto “Bilanciamento”, ribaltata la decisione del gip sull'impianto di Priolo. Fonti della Procura di Siracusa: provvedimento tecnico che non entra nel merito dell'inchiesta. E ora si aspettano le mosse dei pm
Il depuratore Ias di Priolo, impianto a servizio del Petrolchimico
Erano legittimi i parametri adottati dal decreto “Bilanciamento”, in deroga temporanea alla normativa ambientale: il tribunale del riesame di Siracusa ha annullato l’ordinanza emessa dal gip il 31 luglio 2024, riesumato il provvedimento e autorizzato la prosecuzione delle attività del depuratore Ias di Priolo.
È un nuovo capitolo di questa saga politico-giudiziaria che da più di tre anni intreccia, nel Siracusano, industria, lavoro, ambiente e salute.
I giudici del riesame si sono espressi sulla ingarbugliatissima parte cautelare, in questa vicenda che riguarda il depuratore Ias di Priolo. L’impianto, che da quarant’anni tratta i reflui industriali delle aziende del petrolchimico, è sotto sequestro dalla primavera del 2022: sotto inchiesta 19 persone fisiche e 7 giuridiche (le industrie) con l’accusa di disastro ambientale. Il depuratore non depurava, inquinava. Nel gennaio 2023 il governo, per evitare che il sequestro sancisse la chiusura delle aziende del polo, impossibilitate a smaltire i reflui, emanò un decreto per mettere il depuratore sotto l’ombrello normativo del “salva Ilva”, ossia dichiarò «d’interesse strategico nazionale» la raffineria Isab e con essa l’impianto servente, il depuratore appunto.
Successivamente i ministeri delle Imprese e dell’Ambiente emanarono questa sorta di decreto attuativo per fare in modo che l’impianto restasse in marcia, in deroga al sequestro, ma con l’obbligo di una serie di prescrizioni che bilanciassero le esigenze in campo: produzione, lavoro, ambiente e salute. La procura impugnò il decreto Bilanciamento con l’ipotesi che le misure fossero troppo sbilanciate sulla produzione, a scapito di ambiente e salute. Nel luglio del 2024 il gip accolse la tesi della procura, disapplicò il decreto e, di conseguenza, non autorizzò il proseguimento dell’attività produttiva. Le aziende del petrolchimico impugnarono la decisione del gip. Al culmine di una disputa molto tecnica, che ha reso necessaria una sentenza della Corte costituzionale, il tribunale del riesame deputato a pronunciarsi è stato quello di Siracusa, e non quello di Roma come invece era indicato nel decreto del governo.
E arriviamo a ieri. Dopo essere andati in decisione il 18 novembre, i giudici del riesame si sono espressi: hanno annullato l’ordinanza con la quale il gip disapplicò il decreto Bilanciamento e autorizzato la prosecuzione delle attività del depuratore. Secondo i giudici sono legittimi i parametri dettati nel provvedimento. Dalle parti della procura si ricorda che si tratta di un provvedimento tecnico, e che quindi non entra nel merito dell’inchiesta. Merito sul quale, invece, è entrato l’incidente probatorio nel procedimento-madre: si è chiuso due settimane fa sulla base di una perizia che ha lasciato scontenta la procura. Da un momento all’altro si attendono le determinazioni: richiesta di archiviazione, o di rinvio a giudizio. Ma, sulla base dell’esito dell’incidente probatorio, pare che difficilmente possa reggere l’accusa di disastro ambientale. Che quindi potrebbe essere derubricata.