il caso
Aggressioni nei pronto soccorso della provincia di Ragusa, l'Asp corre ai ripari
La direzione sanitaria sta programmando una serie di corsi di formazione rivolti al personale per disinnescare le tensioni con i pazienti e con i loro parenti
L'ospedale di Modica "Maggiore Nino Baglieri"
“Stiamo programmando un percorso di formazione per il nostro personale per gestire al meglio le situazioni critiche che possono emergere con i pazienti”.
Questa la risposta dell’Asp di Ragusa alle continue notizie di aggressione nei confronti di personale sanitario che opera in ospedale. L’ultimo caso, in ordine di tempo, si è registrato al Maggiore-Baglieri di Modica e suggerisce un approfondimento della questione. Nel caso specifico siamo di fronte ad una vicenda diversa dalle solite: qui l’aggressione è avvenuta all’interno di un reparto e vede come una delle principali protagoniste una dipendente dell’azienda sanitaria che, stando alle ricostruzioni, avrebbe preteso priorità proprio per il ruolo che ricopre. Il condizionale naturalmente è d’obbligo fin quando i fatti non verranno appurati e fin quando non arriveranno provvedimenti. A tal proposito i dirigenti Asp sono in attesa di ricevere una relazione dettagliata da parte del direttore dell’ospedale di Modica Piero Bonomo per poi capire se e quali provvedimenti adottare.
Stando alle prime ricostruzioni il medico in servizio al pronto soccorso del Maggiore-Baglieri sarebbe stato aggredito perché avrebbe fatto notare che una dipendente fuori turno non stava rispettando le procedure pretendendo la priorità per la madre nel reparto di Cardiologia mentre il cardiologo era impegnato per un codice rosso.
Quando il sanitario avrebbe fatto notare la presunta irregolarità, sarebbe stato colpito con un pugno al capo e un altro al lato sinistro del torace, riportando una contusione toracica con dolore e difficoltà respiratorie. Poi la situazione è ulteriormente degenerata quando un altro congiunto della paziente avrebbe colpito il medico con due pugni, alla testa e al torace, provocandogli un trauma con dolore e difficoltà respiratoria legata ai movimenti. Una terza persona, anch’essa figlia della paziente, ha fornito invece una versione opposta, sostenendo di essere stata lei la vittima. Una ricostruzione respinta con fermezza dal medico, e smentita anche dal cardiologo, indicato come testimone diretto dell’aggressione.
“Gli animi si stanno sempre più accedendo - dichiara la direttrice sanitaria dell’Asp Sara Lanza -, un primo passo che stiamo facendo è quello di un percorso di formazione per i dipendenti che operano nei luoghi più a rischio per cercare di disinnescare questi momenti e gestire la comunicazione quando gli animi sono più esasperati. Stiamo anche valutando di estendere la presenza delle guardie anche negli altri ospedali della provincia”.