il retroscena
La Dc è morta, evviva l’Udc: il piano per salvare lo scudo crociato
I “Totò-Boys” dialogano con la regia di Terrana. Ma a Palermo qualcuno va da Miccichè e Lombardo
In fondo, alla Dc basterebbe una “U” in più. E non sarebbe una svolta. Piuttosto un restyling: stesse persone, nuovo-vecchio simbolo. È il progetto che potrebbe concretizzarsi all'Assemblea regionale siciliana, e a cascata sui territori, dopo l'approvazione della Finanziaria. Il gruppo democristiano all'Ars - rimasto orfano di Totò Cuffaro, da ieri agli arresti domiciliari su disposizione del gip di Palermo con l'accusa di corruzione e traffico di influenze - potrebbe abbandonare il simbolo della nuova Dc e passare sotto le insegne del vecchio Udc. Sempre scudocrociato, ma nuova veste. «E così rientrare nella giunta Schifani», riflette qualche deputato del centrodestra.
Regista dell'operazione sarebbe in particolare Decio Terrana, coordinatore regionale dell'Udc, vecchio amico di Totò. La prima deputata con cui parlare, Terrana ce l'ha in casa: è la moglie Serafina Marchetta, eletta nel listino Schifani in quota Dc. Ma al progetto sarebbero favorevoli anche l'ex assessore Andrea Messina e il vice capogruppo Ignazio Abbate. «Guardi, le posso dire che ad oggi non c'è niente di concreto - spiega Terrana a La Sicilia - non ci sono stati incontri, anche perché a qualcuno sembrava poco opportuno prima della mozione di sfiducia e della discussione sulla finanziaria. Poi non so cosa succederà nei prossimi giorni, mai dire mai in politica».
Insomma, l'operazione è posticipata a dopo l'approvazione della manovra economica. D'altronde una collaborazione tra Dc e Udc era già stata avviata sotto la presidenza Cuffaro. Alle ultime elezioni regionali calabresi, i due partiti hanno siglato un patto. E nella lista dell'Udc Cuffaro ha piazzato i suoi uomini, sempre a sostegno del governatore Roberto Occhiuto. «Il nostro obiettivo è far tornare la Democrazia Cristiana protagonista in Italia», diceva Totò lo scorso settembre a Reggio Calabria in occasione della presentazione dei candidati.
La strada era già segnata. E potrebbe tornare utile a maggior ragione adesso che la Dc e i suoi 150mila voti in Sicilia (stando ai conti dello stesso Cuffaro) sono alla deriva. Se i sette deputati regionali democristiani abbracciassero il vessillo dell'Udc, potrebbero tornare a bussare alla porta di Schifani, rivendicando di non essere venuti meno alla lealtà e al sostegno al governo, e chiedendo di riprendersi i due assessorati da cui sono stati allontanati. D'altronde il presidente ha tenuto per sé l'interim degli Enti locali e delle Politiche sociali. E l'ex assessore Messina ha esplicitamente parlato di una «sospensione», di «una decisione provvisoria e non definitiva».
L'operazione potrebbe avere refluenze anche sui territori. A cominciare da Palermo, dove il gruppo Dc in consiglio comunale conta sei unità. Anche in questo caso i primi abboccamenti tra Terrana e alcuni consiglieri democristiani ci sarebbero già stati. D'altronde il vaso si è rotto e tanti che negli ultimi anni si sono riavvicinati a Cuffaro, si stanno ricollocando. Anche a casa di chi con Totò non perdeva occasione per litigare, come gli autonomisti. È il caso di Eusebio Dalì, ex consigliere comunale a Palermo e vicepresidente dell'Ast, che dopo avere abbracciato la causa democristiana è tornato dal suo mentore Gianfranco Miccichè, tra i promotori - insieme a Raffaele Lombardo e al sindaco Roberto Lagalla - del progetto Grande Sicilia.