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Le indagini

Mafia, le nuove misure patrimoniali per Orazio Scuto il boss che comandava (nell'Acese) dal carcere

I provvedimenti di sequestro sono stati eseguiti sulla scorta dell'inchiesta "Lumia" che a giugno ha portato in carcere otto persone

Francesca Aglieri Rinella

16 Novembre 2025, 00:05

Mafia, le nuove misure patrimoniali per Orazio Scuto il boss che comandava (nell'Acese) dal carcere

È nel contesto di quel «sistema raffinato per coprire le estorsioni» portato alla luce a giugno con l’operazione «Lumia» nella zona dell’Acese che si inseriscono le nuove misure di prevenzione patrimoniali eseguite dai finanzieri del Comando provinciale di Catania nei confronti del boss Orazio Salvatore Scuto, 66 anni, originario di Aci Catena ed esponente di spicco del clan Laudani, quello dei «Mussi i’ Ficurinia».

Sono due le società sequestrate finite in amministrazione giudiziaria del valore pari a circa 2,1 milioni di euro. Alla luce dei molteplici riscontri degli uomini del Gico, coordinati dalla procura etnea, mediante investigazioni e accertamenti patrimoniali, la sezione misure di prevenzione del tribunale ha disposto il sequestro preventivo della società Vetrans Srl di Aci Sant’Antonio in quanto direttamente riconducibile a Scuto e finanziata con proventi illeciti del sodalizio criminale e per questo sottoposta a misura di prevenzione antimafia. Con un secondo decreto è stata applicata la misura dell’amministrazione giudiziaria alla società Ap Motors Srls a Zafferana Etnea e alla ditta individuale Lb Auto ad Aci Sant’Antonio specializzate nella vendita di auto. Per entrambe è stato ritenuto che il libero esercizio dell’attività economica avrebbe agevolato e possa continuare ad agevolare, in modo non occasionale, sia il boss Scuto che l’associazione mafiosa dei Laudani. È stato nominato un amministratore giudiziario per avviare un percorso di collaborazione e attuare una serie di iniziative per neutralizzare l’infiltrazione mafiosa e dotare l’azienda degli strumenti necessari per scongiurare, in futuro, altri rischi.

Le nuove misure di prevenzione adottate integrano un precedente provvedimento del tribunale con cui erano state sequestrate una ditta individuale con sede a Valverde, dedita al procacciamento d’affari di prodotti ortofrutticoli, due immobili di pregio e un terreno a Valverde, un’auto e tre conti correnti il cui valore complessivo è stato stimato in oltre un milione di euro.

A giugno, con l’operazione «Lumia» (avviata anche grazie a una segnalazione anonima) in carcere erano finite otto persone tra cui proprio Orazio Salvatore Scuto alias «Araziu u vitraru» perché gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, ricettazione, detenzione di armi, trasferimento fraudolento di valori, reati tutti aggravati dal metodo mafioso per agevolare il clan e spaccio di sostanze stupefacenti. Dalle indagini dei finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria (PEF) è emerso il forte condizionamento del mercato degli agrumi insistente sul territorio di Acireale da parte di Scuto e dei suoi affiliati, esercitato ricorrendo a diversi strumenti di costrizione che avrebbero di fatto inibito la normale dinamica imprenditoriale. I produttori, pur di poter continuare a lavorare o di non essere esclusi dal mercato, erano costretti a versare somme periodiche alla cosca tramite società formalmente legali, ma riconducibili all’organizzazione. I più riottosi subivano minacce e intimidazioni. Ma c’è di più. Scuto nel periodo delle indagini, compreso tra il 2022 e il 2023, era in carcere, nella casa circondariale di Tolmezzo a Udine, in regime di alta sicurezza: eppure continuava a comandare anche da recluso attraverso alcune utenze-citofono che gli hanno permesso di restare costantemente in contatto con i suoi «fedelissimi» operativi ad Acireale, Aci Sant’Antonio, Aci Catena e nelle zone limitrofe.