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Il caso

Morto di caldo alle Bahamas, «condizioni disumane»

Due anni fa la tragica fine dell’operaio giarrese in servizio su una nave da crociera. Fatale un colpo di calore Il legale della famiglia: «La consulenza medico-legale ha svelato la verità, malgrado la salma fosse senza gli organi»

Laura Distefano

08 Novembre 2025, 06:00

08:55

Morto di caldo alle Bahamas, «condizioni disumane»

Un primo pezzo di verità è arrivata per il caso della morte di Alfio Torrisi, il falegname di 54 anni che lavorava a bordo della Carnival Paradise alle Bahamas. Due anni fa scoppiò il caso: i familiari si sono rivolti alla magistratura per capire cosa sia successo al loro caro. E se dietro quel decesso improvviso e inaspettato ci siano delle responsabilità penali. L’indagine avviata dalla procura etnea portò a una prima rilevazione inquietante: il cadavere era rientrato a casa svuotato dagli organi e riempito di segatura. La relazione del medico legale, Cristoforo Pomara, paralizzò i familiari di Alfio, che si erano rivolti all’avvocato Antonio Fiumefreddo. Ma il consulente ha eseguito l’autopsia e ha depositato la relazione finale. Il pm ha quindi spiccato l’avviso di conclusione indagini a carico di Giudo Nirelli, il datore di lavoro dell’operaio morto, e di Giuseppe Castrogiovanni, comandante della nave. L’ipotesi è di omicidio colposo. Il 10 ottobre 2023 Torrisi era stato ricoverato a seguito di un malore che aveva avuto sulla nave “Paradise” del gruppo statunitense Carnival Cruise Line mentre era ormeggiata a Freeport, nella parte occidentale dell’isola di Grand Bahama. Torrisi era arrivato sulla nave qualche giorno prima insieme ad alcuni colleghi e al titolare della Techni Teak, l’azienda siciliana di riparazione e manutenzione navi per cui lavorava come falegname.

Prima di andare alle conclusioni a cui è giunto Pomara nella relazione di oltre 120 pagine, il medico legale tende a evidenziare che «per un giudizio complessivo e definitivo sul tema» avrebbe dovuto avere a disposizione degli atti e degli esami che non ha potuto visionare. E precisamente «la documentazione completa relativa al memoriale clinico e ai relativi reperti istologici prelevati in sede di esame autoptico» eseguito dai colleghi delle Bahamas. E inoltre sarebbe stato «opportuno» poter verificare «l'organizzazione strutturale e organizzativa relativa al sistema sanitario del paese straniero», con l’accertamento «delle linee guida e protocolli organizzativi». E, infine, Pomara evidenzia come sarebbe stato utile nominare «un collegio con specialista in medicina d'urgenza con formazione ed esperienza» alle Bahamas. Nonostante la mancanza di questi elementi il medico legale del Policlinico è arrivato a una conclusione precisa: «La causa del decesso di Alfio Torrisi, sulla base delle evidenze emerse dall’analisi e dalla documentazione clinica acclusa al fascicolo», è «da ricondursi a una multi organ failure, quale evento terminale di un quadro clinico che vide come primum movens un colpo di calore a seguito del quale si verificò una tromboembolia polmonare con conseguente coagulazione intravascolare disseminata a cui seguì una disfunzione multiorgano».

L’avvocato Antonio Fiumefreddo, difensore dei familiari di Torrisi, commenta: «La consulenza medico-legale ha confermato in pieno l’ipotesi denunciata dai familiari accertando che Torrisi è deceduto per un colpo di calore determinato dalle condizioni estreme e disumane di lavoro cui era stato costretto a bordo della nave: giornate di 14-16 ore consecutive sotto un sole tropicale, elevatissima umidità, assenza di pause, di protezioni e di adeguata assistenza sanitaria». L’avvocato ha ribadito che i familiari di Alfio Torrisi continueranno a battersi affinché tutte le responsabilità vengano accertate, perché «solo riconoscendo le colpe di chi lo ha mandato a morire sotto il sole potremo dare pace alla sua memoria e giustizia al suo sacrificio».