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I rider simbolo della nuova precarietà urbana: scendono in piazza per rivendicare i diritti

La manifestazione anche a Catania: a gran voce chiedono il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto da oltre due anni

Francesca Aglieri Rinella

07 Novembre 2025, 15:21

I rider simbolo della nuova precarietà urbana: scendono in piazza per rivendicare i diritti

Rider in piazza anche a Catania per richiamare l’attenzione sulle condizioni di lavoro del settore e sulla necessità di garantire maggiori diritti e riconoscimenti economici. L’iniziativa - promossa dal sindacato Ugl - si è svolta in contemporanea in diverse città italiane, tra cui Roma, Firenze, Napoli, Bari, Palermo, Trapani, Olbia e Caserta.

A gran voce chiedono il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro Assodelivery/UGL, scaduto da oltre due anni. Tra le richieste principali avanzate dall’organizzazione figurano:

  • Aumento dei compensi orari
  • Riconoscimento di tutele per malattie extraprofessionali, maternità e paternità
  • Introduzione della tredicesima e delle ferie retribuite
  • Maggiorazioni per il lavoro notturno e festivo
  • Bonus per maltempo o afa
  • Indennità legate al numero di consegne
  • Polizza assicurativa per incidenti durante il servizio
  • Più ampia copertura Inail

«La partecipazione dei rider catanesi, anche sotto la pioggia, dimostra quanto sia sentita la necessità di rinnovare il contratto — dichiara Uccio Laurella, dirigente Ugl Catania — dopo oltre due anni di attesa, servono risposte concrete per garantire tutele e riconoscimenti adeguati a chi ogni giorno svolge un lavoro essenziale per la collettività.»

Per Giovanni Musumeci, segretario territoriale Ugl Catania: «Il contratto dei rider è scaduto da oltre due anni e la mancanza di un rinnovo pesa su migliaia di persone che ogni giorno lavorano sulle strade delle nostre città. L’Ugl è al fianco di questi lavoratori e continuerà a sostenere le loro rivendicazioni finché non verranno riconosciute condizioni eque e diritti certi».

Chi sono i rider

Sono diventati parte integrante del paesaggio urbano: sfrecciano tra auto e semafori, con lo zaino colorato sulle spalle, per consegnare cibo a domicilio in tempi record. I rider rappresentano una delle figure più emblematiche della cosiddetta gig economy, l’economia dei lavoretti, che promette flessibilità ma spesso nasconde precarietà.

Dietro ogni consegna c’è una storia di corse contro il tempo, di guadagni a cottimo e di continue valutazioni tramite algoritmi. Molti lavorano senza tutele, senza ferie, senza malattia. Le piattaforme digitali li considerano “collaboratori autonomi”, ma di fatto impongono regole rigide e turni serrati.

Negli ultimi anni, alcune sentenze e accordi sindacali hanno cercato di migliorare la situazione, introducendo minimi salariali e assicurazioni obbligatorie. Tuttavia, la realtà quotidiana resta complessa: molti rider continuano a lavorare con margini di guadagno molto bassi, spesso rischiando incidenti sulle strade cittadine.

Nonostante tutto, per molti giovani e migranti il lavoro da rider resta una delle poche opportunità disponibili. Alcuni lo vivono come un trampolino temporaneo, altri come una condanna alla precarietà.

In un mondo che corre sempre più veloce, i rider ci ricordano che dietro la comodità delle nostre app c’è il sudore di chi pedala, spesso invisibile, per consegnarci un pasto caldo.