Processo Hydra
La scomparsa di Tanu 'u curtu, il nuovo pentito: «Gaetano 'u funciutu convocò "giocattolo"»
Il pentito Cerbo (lo “Scarface” catanese) vuota il sacco con i pm di Milano. Racconta i suoi trascorsi con Nuccio Mazzei. E fa delle dichiarazioni anche su Gaetano Cantarella, vittima di lupara bianca
Ha scelto di collaborare con la giustizia. Con i pm milanesi. William Cerbo ha deciso di vuotare il sacco lontano da Catania. E già questa è una decisione “strategica”. La notizia è rimasta top secret fino a ieri quando si è aperta l’udienza preliminare del processo Hydra. Fra le stanze del palazzo di giustizia di Catania la voce del “pentimento” di Scarface - il nome gli è stato affibbiato nel 2014 quando gli hanno trovato un trono uguale a quello del personaggio interpretato da Al Pacino - girava da parecchie settimane. Ma la “revoca” al legale di fiducia è arrivata solo giovedì sera. Cerbo è stato condannato per associazione mafiosa (pena già scontata), ma non è mai stato un vertice della cosca dei Mazzei. Era più un “colletto bianco” che serviva per fare soldi tramite investimenti, fallimenti pilotati e truffe. Nelle truffe è sicuramente un esperto, William Cerbo. I rapporti diretti con Nuccio Mazzei li avrebbe avuti. E questo gli avrebbe permesso di conoscere dinamiche criminali di un certo tipo. A inviarlo a Milano, dice Cerbo sarebbe stato Nuccio Mazzei in persona, il figlio di Santo Mazzei “u carcagnusu”. Il boss battezzato dai Corleonesi oltre trent'anni fa che fece entrare la sua famiglia all'interno di Cosa nostra.
Per la Dda milanese Cerbo sarebbe stato il “portavoce” dei Mazzei nel consorzio fra Cosa nostra e ‘ndrine che avrebbero creato delle basi nel varesotto, in Lombardia. nel varesotto, in Lombardia. Il nuovo collaboratore ha confermato ai pm che ci sarebbero state delle alleanze con i rappresentanti milanesi degli Inzerillo di Gela e del mandamento di Trapani. Principalmente con il defunto Matteo Messina Denaro di Castelvetrano.
E c’è anche spazio per il gossip nelle centinaia di pagine riversate nei faldoni dell’imponente processo che conta oltre 100 imputati. A un certo punto Cerbo fa il nome di Fabrizio Corona, il paparazzo di origine catanese che guai con la giustizia ne ha avuti a bizzeffe. E ora arrivano anche le rivelazioni del collaboratore di giustizia. Gaetano Cantarella, «storico affiliato al clan Mazzei» e di cui non si hanno più notizie dal 2020, avrebbe avuto «rapporti con Fabrizio Corona, che in più occasioni si rivolgeva» a lui «quando aveva problemi su Milano o, come in un caso, in cui Corona gli chiese un recupero credito di 70mila euro da fare a Palermo per una truffa patita da un amico». Nel 2011, ha aggiunto Cerbo, «ricordo che fece venire Corona e Cecilia Rodriguez alla mia discoteca Bho» di Catania. Il Boh «non c’entrava niente con Mazzei», invece nel 69 Lune «il socio occulto» di Cerbo era proprio il boss dei “carcagnusi”.
Ai pm milanesi poi racconta quello che sa. O ha sentito dire da altri sulla scomparsa di Cantarella, chiamato “Tanu u curtu” che sarebbe stato “il capo dei Mazzei” a Milano. Cerbo ha spiegato che dopo la sparizione di Cantarella, Gaetano Pellegrino “u funciutu” - che «all’epoca era il reggente» ha detto il pentito - ha chiesto un incontro al «giocattolo» per avere chiarimenti. Ma chi si nasconde dietro il nomignolo di «giocattolo»? È necessario fare una premessa. Dietro il caso di “lupara bianca” ci sarebbe una scia di soldi, forse provento di una vincita, del 2019. E poi un gruppo di ex pentiti (anche killer) che a Milano avrebbero fatto gruppo per tornare a operare nell’illecito. E fra questi ci sarebbe stato il catanese Giovanni Pantellaro “il giocattolo”. Ma quest’ultimo avrebbe negato qualsiasi coinvolgimento nel possibile agguato ai danni di Tanu ‘u curtu’. «Cosa fa Pellegrino, si chiama questo “giocattolo” - si legge nei verbali - si vedono giù a Catania, dice «non ne sai niente tu di Tano?» dice assolutamente no, ha negato e fa questa battuta, Giocattolo, che, me la racconta Cristian (Marletta, nipote di Nuccio Mazzei ndr) a me dice, tieni presente dice, che mio figlio, lavora a casa vostra, quindi sarei solo uno stupido... ed è vero, perché il figlio del “giocattolo” lavora nella panineria al ’’traforo”, il traforo è il cuore del clan Mazzei, è una piazzetta a San Cristoforo, è il centro nevralgico dove abita Cristian, Nuccio, tutti quanti là abitano, e il figlio di “giocattolo”, come dice, “io ho a mio figlio a casa vostra”, dice, metterei a repentaglio mio figlio, fa capire, e se n’è tirato fuori, quindi, la risposta è stata no». La scomparsa di Cantarella, quindi, resta un mistero.

