L'inchiesta
I colpi "da arancia meccanica" in villa: il basista va dai domiciliari al carcere
L'uomo ha violato le prescrizioni e ha inviato addirittura un messaggio a una delle vittime delle rapine. La difesa annuncia il Riesame.

Ha compiuto un passo falso Andrea Caggegi, il 43enne finito agli arresti domiciliari a inizio mese poiché coinvolto nell’inchiesta “Khalipha”. Il blitz dei carabinieri ha smascherato il commando di rapinatori che mise a segno un colpo stile “arancia meccanica” ai danni di un imprenditore di Misterbianco. L’uomo fu minacciato, legato e torturato fino a quando non gli svuotarono due casseforti piene di contanti e gioielli. La banda - che sarebbe stata capitanata da Alberto Caruso, figlio naturale del defunto Gaetano Laudani - riuscì a introdursi in casa della vittima con la trappola del finto controllo dei finanzieri. La villa, dotata di un sofisticato sistema di video sorveglianza con tanto di registrazione audio, divenne una sorta di “Grande Fratello” della rapina. Brutale e agghiacciante.
Le indagini sono partite dalla denuncia della vittima della rapina, che è stata anche picchiata selvaggiamente. Il setto natale fracassato da un colpo sferrato da uno del commando. Dalle indagini e dalle intercettazioni sono emersi particolari che hanno fatto emergere il coinvolgimento di Caggegi, che conosceva l’imprenditore. E, quindi, si presume che abbia svolto il ruolo di basista della gang di rapinatori che nel suo organigramma aveva anche uno sciamano con il compito di esercitare fantomatiche azioni esoteriche.
Nelle carte dell’ordinanza del gip, si legge: «Caggegi avrebbe fornito al gruppo informazioni sugli spostamenti dell’imprenditore e sulla presenza in casa» in modo da poter pianificare la rapina. Il gip ha disposto per Caggegi gli arresti domiciliari. Ma l’indagato ha deciso di violare i divieti di comunicazione con l’esterno e ha inviato un messaggio sui social, anche un po’ intimidatorio, alla vittima. Una volta che gli investigatori hanno saputo quello che è accaduto hanno chiesto un aggravamento della misura che è stata accolta dal giudice. Caggegi quindi è finito dietro le sbarre. Il difensore, l’avvocato Giuseppe Marletta, ha intenzione di ricorrere al Riesame.