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IL BLITZ DEI CARABINIERI

Catania, rapine brutali con le finte divise delle forze dell'ordine: da chi era composto il commando sgominato dall'operazione Khalipha

Sei degli indagati sono finiti in carcere, uno ai domiciliari. Al centro dell’indagine un episodio avvenuto a Misterbianco nella notte del 16 novembre 2024, quando una famiglia fu terrorizzata e seviziata da una banda

Alfredo Zermo

03 Ottobre 2025, 12:02

03 Ottobre 2025, 17:01

Catania, rapine brutali con le finte divise delle forze dell'ordine: da chi era composto il commando sgominato dall'operazione Khalipha

Pestaggi brutali, minacce agghiaccianti, finte divise delle forze dell’ordine e rituali esoterici per “garantire il successo” dei colpi. È il quadro inquietante emerso dall’inchiesta condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica etnea, che ha portato all’arresto di sette persone, accusate di far parte di un gruppo criminale specializzato in rapine in villa.

Sei degli indagati sono finiti in carcere, uno ai domiciliari. Al centro dell’indagine un episodio avvenuto a Misterbianco nella notte del 16 novembre 2024, quando una famiglia fu terrorizzata e seviziata da un commando che si fingeva appartenente alla Guardia di Finanza.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la banda operava con modalità militari, utilizzando tecniche paramilitari, lunghi pedinamenti e una preparazione meticolosa. Ma dietro la freddezza strategica si celava una violenza feroce, come dimostrano le torture inflitte a un imprenditore catanese, alla compagna e alla figlia di appena 16 mesi.

I nomi degli arrestati

In carcere sono finiti:

  • Domenico Aleo, 46 anni

  • Alberto Gianmarco Angelo Caruso, 45 anni

  • Khalipha Casse, 62 anni, di origine senegalese, considerato l’uomo dei riti propiziatori

  • Valentina Maugeri, 37 anni

  • Alessandro Sapiente, 37 anni

  • Gianfranco Sapiente, 40 anni

Ai domiciliari è stato posto:

  • Andrea Caggegi, 43 anni

Tutti sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, rapina aggravata, lesioni personali, porto abusivo di armi, possesso di distintivi contraffatti e utilizzo di oggetti atti ad offendere.

La rapina di Misterbianco: violenza cieca

Il blitz che ha fatto scattare l’indagine è partito proprio dalla drammatica notte del 16 novembre. La vittima, un imprenditore 40enne, era stato fermato mentre tornava a casa da finti militari della Guardia di Finanza, dotati di lampeggianti blu, palette e pettorine. Una volta entrati nell'abitazione, davanti alla compagna e alla figlia neonata, i rapinatori hanno rivelato la loro vera identità e dato sfogo a una violenza inaudita.

L’uomo fu legato con nastro adesivo, ripetutamente picchiato, minacciato di amputazione con una cesoia, e addirittura minacciato di vedere la propria figlia venduta all’estero se non avesse collaborato. La banda si fece consegnare un primo bottino di 16.000 euro in contanti, gioielli e orologi di lusso del valore complessivo di oltre 60.000 euro.

Non contenti, i criminali costrinsero l’imprenditore a condurli in una seconda abitazione, sempre a Misterbianco, dove si trovavano altri 100.000 euro in contanti.

La vittima riportò lesioni gravi, tra cui la frattura del setto nasale.

Rituali esoterici prima dei colpi

Un aspetto singolare emerso dalle indagini – definite dagli investigatori “complesse e articolate” – è la presenza di rituali magici e propiziatori. Secondo gli inquirenti, Khalipha Casse, uno dei membri del gruppo, si occupava di svolgere riti esoterici di protezione prima di ogni assalto. Le rapine, infatti, non venivano mai eseguite senza il suo consenso rituale.

Le indagini e le intercettazioni

L’indagine, coordinata dalla Procura e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Catania-Fontanarossa con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia” e del Nucleo Cinofili, ha coperto il periodo tra novembre 2024 e giugno 2025. Fondamentale per gli sviluppi investigativi è stato il sistema di videosorveglianza installato nella casa della vittima, che ha registrato audio e video della violenta irruzione.

I filmati, nonostante il tentativo del gruppo di cancellare ogni prova portando via modem e registratori, sono stati recuperati dai Carabinieri e hanno offerto i primi elementi decisivi per l’identificazione dei rapinatori.

Le indagini hanno anche permesso di:

  • Ricondurre al gruppo una seconda rapina, avvenuta con modalità simili;

  • Sventare un altro colpo che era già nella fase esecutiva;

  • Ricostruire la struttura di un’associazione a delinquere stabile, altamente organizzata.

L’inchiesta è ancora in corso e gli indagati, benché destinatari di misure cautelari, sono da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.