salute
La nuova molecola che potrebbe cambiare la cura del melanoma prima dell’intervento
Una nuova terapia sperimentale punta a potenziare la risposta immunitaria, eliminando micro-metastasi invisibili e riducendo il rischio di recidive
Obiettivo: potenziare la risposta immunitaria contro il melanoma, colpire anche le micro-metastasi ancora invisibili e ridurre il rischio di recidiva. È la missione di una nuova molecola in sperimentazione, concepita come un “booster” preoperatorio capace di innescare una forte reazione antitumorale per renderlo più vulnerabile. Si chiama MDNA11 ed è una versione ingegnerizzata dell’interleuchina-2 (IL-2), citochina nota per attivare il sistema immunitario. A differenza delle precedenti formulazioni di IL-2, questo farmaco è progettato per stimolare selettivamente i linfociti T CD8+, i cosiddetti “killer” dell’immunità, e le cellule Natural Killer (NK), massimizzando l’attacco al cancro e limitando gli effetti indesiderati. La strategia, secondo gli esperti, potrebbe ridefinire lo scenario terapeutico del melanoma in fase avanzata. L’arruolamento nello studio Neo-Cyt è già iniziato all’Istituto Nazionale Tumori Fondazione G. Pascale di Napoli, nell’ambito della collaborazione tra la biotech canadese Medicenna e la Fondazione Melanoma Onlus. Del progetto si è discusso oggi nel capoluogo campano, durante la XVI edizione del Melanoma Bridge e l’XI edizione dell’Immunotherapy and Melanoma Bridge.
“È in corso la fase di arruolamento dei pazienti che verranno trattati all’Istituto nazionale tumori Fondazione G. Pascale di Napoli – spiega Paolo Ascierto, professore ordinario di Oncologia all’Università Federico II, presidente della Fondazione Melanoma Onlus e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia oncologica e Terapie innovative del Pascale, che guiderà lo studio – I pazienti con melanoma resecabile allo stadio III sono ad alto rischio di recidiva anche dopo l’intervento chirurgico e la terapia adiuvante standard, e molti di essi presentano una recidiva entro 2 anni. In studi recenti l’immunoterapia neoadiuvante, somministrata prima dell’intervento chirurgico, ha mostrato una maggiore efficacia rispetto al trattamento adiuvante post-chirurgico, probabilmente grazie a una potenziata immunità antitumorale quando il microambiente tumorale è intatto”.
“La nostra idea – prosegue Ascierto – è che la somministrazione di MDNA11, in combinazione con altri immunoterapici consolidati, come trattamento neoadiuvante, quando il tumore è ancora presente, scateni una risposta immunitaria più potente e completa, eliminando anche micro-metastasi non ancora rilevabili”. Sulla base delle risposte profonde e durature osservate finora nello studio Ability-1, che include pazienti con neoplasie metastatiche avanzate non resecabili, MDNA11 è ritenuta in grado di “ridurre profondamente” il rischio di recidiva dopo l’intervento iniziale. “Sembra agire come un vero e proprio booster mirato – sottolinea Ascierto – Negli studi precedenti sono state già osservate risposte profonde e durature con MDNA11 in pazienti pesantemente pretrattati con tumori metastatici avanzati e sistemi immunitari profondamente compromessi”.
Neo-Cyt rappresenta il passo successivo: “Si tratta di un trial multicentrico e randomizzato che valuterà l’efficacia di MDNA11 in combinazione con gli inibitori del checkpoint nivolumab (anti-PD-1) e ipilimumab (anti-CTLA-4) – precisa Ascierto – Inoltre, a una parte dei pazienti verrà somministrato il tocilizumab, un inibitore dell’IL-6, con l’obiettivo di valutarne il ruolo nel ridurre gli eventi avversi e potenzialmente aumentarne l’efficacia. L’obiettivo primario è valutare la safety (sicurezza) e, soprattutto, l’efficacia della nuova combinazione neoadiuvante nel ridurre la massa tumorale prima della chirurgia, misurata in termini di risposta patologica completa e tassi di risposta obiettiva. Se i risultati saranno positivi, la somministrazione di MDNA11 prima dell’operazione potrebbe diventare un nuovo standard di cura, migliorando significativamente le prospettive per i pazienti ad alto rischio di recidiva”.