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Sciacca, la benedizione sacra «Governate in pace» diventa una "maledizione". Subito dopo scoppia la guerra

Nella seduta incandescente “licenziati” tre assessori poi duro scambio di accuse e la vendetta sul sindaco del Pd: mozione di sfiducia

14 Novembre 2025, 18:36

Sciacca, la benedizione sacra «Governate in pace» diventa una "maledizione". Subito dopo scoppia la guerra

Doveva essere una giornata di festa, quasi un ritorno in grande stile del consiglio comunale nell’aula intitolata ai giudici Falcone e Borsellino, appena rimessa a nuovo con tinteggiature fresche e abbellimenti degni di un salotto istituzionale. E invece si è consumata l’ennesima puntata della soap opera politica cittadina. Ad aprire le danze, il nuovo arciprete, don Calogero Lo Bello, che con tono fermo ma paterno ha invocato, citando Sturzo, la pace tra i consiglieri. «Governate in pace», ha ripetuto come un mantra prima della benedizione, quasi a voler imprimere quelle parole sulle pareti appena imbiancate. Un invito alla concordia che, per qualche minuto, ha dato l’illusione di un clima sereno.

Illusione, appunto. Perché subito dopo, la seduta si è trasformata in un’arena da gladiatori. Quattro ore di dibattito hanno prodotto il licenziamento di tre assessori, polemiche incandescenti tra maggioranza e opposizione e persino il rilancio di una mozione di sfiducia. Un centrodestra ringalluzzito e un Pd ferito (perché è dem il sindaco e sono dem gli assessori cacciati) hanno dato vita a un duello che ha trasformato l’aula in un ring. Il contrasto è stato quasi teatrale: da un lato le pareti candide e ordinate, dall’altro il fragore delle voci che si accavallavano, le accuse reciproche, i colpi di scena degni di una commedia all’italiana. L’appello del parroco è rimasto sospeso nell’aria, come una melodia interrotta dal rumore di sedie e microfoni.

A Sciacca la crisi politica in realtà parte da lontano: il sindaco Fabio Termine, eletto nel 2022 a capo di una lista civica ma con il determinante contributo del Pd, pochi giorni prima la fine del 2024 si iscrive al partito portando con sé centinaia di nuovi tesserati. Il tutto senza che la segreteria provinciale e il circolo locale ne fossero al corrente. Non è entrato in punta di piedi, ma sfondando la porta. E schierandosi con l'area progressista, che è minoritaria. Gli strascichi si sono manifestati nei mesi successivi, fino alla revoca del mandato ai due assessori della corrente avversa.

Oggi la realtà ha mostrato ancora una volta il volto di una politica locale, e in modo più netto il centrosinistra cittadino, che preferisce il brivido dello scontro alla noia della concordia. E chissà che, alla prossima seduta, non si decida di chiamare un arbitro invece di un parroco: almeno, tra cartellini gialli e rossi, il regolamento sarebbe più chiaro.