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L'iniziativa

«Non chiamateci eroi, se poi siamo in balia della giustizia "come atto dovuto"»

Il Nuovo Sindacato Carabinieri sostiene la proposta di legge di iniziativa popolare denominata “Superamento dell’atto dovuto”, che rappresenta «una battaglia di civiltà e di giustizia a tutela di tutti gli uomini e le donne in divisa».

Laura Distefano

20 Ottobre 2025, 21:48

Carabiniere, generico

Il Nuovo Sindacato Carabinieri sostiene la proposta di legge

Sono chiamati "eroi" della patria quando cadono, ma poi sono lasciati in balia della giustizia che non tutela, forse, abbastanza chi ogni giorno rischia la vita per le Istituzioni. Ed è per questo che il Nuovo Sindacato Carabinieri, con orgoglio vuole promuovere e sostenere la proposta di legge di iniziativa popolare denominata “Superamento dell’atto dovuto”, che rappresenta «una battaglia di civiltà e di giustizia a tutela di tutti gli uomini e le donne in divisa».

Il Segretario Nazionale Toni Megna ribadisce con fermezza questa proposta di legge: «Questa iniziativa nasce dall’urgenza di porre fine a una prassi ormai insostenibile: il cosiddetto "atto dovuto", che troppo spesso espone il personale delle Forze di Polizia e delle Forze Armate a procedimenti giudiziari automatici e immediati, anche in assenza di fondati elementi di responsabilità e ciò ha conseguenze devastanti non solo sul piano professionale, ma anche sul piano umano e familiare. La nostra proposta mira a garantire una tutela legale e psicologica integrale per il personale coinvolto in procedimenti giudiziari - conclude Megna -  derivanti da azioni di servizio». 

«Sospendere gli effetti disciplinari e di carriera fino a sentenza definitiva», gli fa eco il Segretario Regionale Generale  per la Sicilia, Luca valentini, «per evitare condanne preventive e danni irreparabili alla reputazione e al percorso professionale. Miriamo aggiunge a istituire un Fondo Nazionale che copra le spese legali degli operatori, sollevando i colleghi dal peso economico dei processi. E’ necessario riaffermare la presunzione di legittimità dell’operato di chi indossa l’uniforme, nel rispetto del principio costituzionale di presunzione d’innocenza», dice il militare sindacalista.

«Non chiediamo impunità», stigmatizza il segretario nazionale Toni Megna «ma chiediamo giustizia. Chiediamo che venga riconosciuta la complessità e la responsabilità del nostro lavoro, che spesso impone scelte difficili in tempi ristrettissimi. È tempo di passare dalle parole ai fatti: lo Stato non può voltarsi dall’altra parte quando i suoi servitori vengono lasciati soli nel momento più difficile. Questa proposta rappresenta una svolta culturale, prima ancora che giuridica. Invitiamo tutti i cittadini, i colleghi, e le istituzioni a sostenerla con convinzione. La sicurezza del Paese - concluse Megna - passa anche dalla serenità e dalla dignità di chi ogni giorno lavora per garantirla».